La fotografia durante la quarantena non si è mai fermata: ha saputo testimoniare in svariati modi questo periodo storico ricco di difficoltà e solitudine. Grazie ad essa abbiamo la possibilità di vedere con i nostri occhi i cambiamenti indelebili a cui siamo stati sottoposti. Una testimonianza eterna di un anno che non dimenticheremo mai.
La “street photography” si è fatta spazio mostrandoci i mutamenti dovuti al Coronavirus: strade deserte, il silenzio delle città in preda alla paura e il distanziamento sociale sono state le principali tematiche.
Da sempre la fotografia di strada ci ha permesso di riprendere i soggetti in luoghi pubblici all’interno di situazioni reali e spontanee al fine di evidenziare aspetti della società nella vita di tutti i giorni divenendo la più limpida e pura forma di comunicazione culturale mai esistita. Una forma di linguaggio diretta e potente. Durante la pandemia sono state realizzate migliaia di immagini che ci hanno concesso di guardare al di fuori delle nostre case mostrandoci crudamente la quotidianità ormai dimenticata dalle persone. La street photography è sempre stata molto criticata: è giusto fotografare persone senza il loro consenso? Per rispondere a questa domanda bisognerebbe entrare in discorsi legati alla privacy, ma si può dire che è da sempre un’enorme fonte di testimonianza dei periodi storici che hanno contraddistinto l’umanità e durante il Coronavirus è stato un forte mezzo di comunicazione.
In questo periodo, avere la macchina fotografica in mano ci dà l’enorme responsabilità di documentare la storia. Fare street photography non è così semplice, devi collegare la mente alla macchina fotografica. Non puoi puntare la macchina a caso e scattare.
Ogni persona ha la propria visione del mondo e se le diamo una fotocamera in mano scatterà una serie di immagini diverse da tante altre, mostrandoci prospettive diverse vissute durante la quarantena.
Immortalare momenti è molto importante per far ricordare anche alle generazioni future quello che abbiamo vissuto. Catturare istanti di normalità che racchiudono un significato profondo che ti portano a ricordare l’umanità spesso dimenticata delle persone.
Improvvisamente ci siamo visti rinchiusi tra le mura di casa impossibilitati di raccontare tramite la fotografia, ma con la buona volontà si può sfruttare lo spazio che si ha in casa per continuare a farlo. Utilizziamo gli oggetti che abbiamo a portata di mano. La bellezza e l’informazione può essere incontrata in qualsiasi luogo. Se non siamo soli possiamo ritrarre i nostri familiari e trascorrere del tempo con loro.
Se lo siamo, analizziamo noi stessi. Realizziamo degli autoritratti. L’introspezione che otteremo scattandoli ci farà aprire gli occhi per capire chi siamo, cosa stiamo facendo e cosa vogliamo. Nella storia fotografica, il genere dell’autoritratto ha un posto privilegiato e molti grandi fotografi lo hanno praticato trasformandolo costantemente.
Può aiutare ognuno di noi a sopravvivere all’auto-isolamento generato dall’epidemia. Non è facile e abbiamo ancora tante sfide che ci attendono. Cerchiamo di essere responsabili verso noi stessi e verso gli altri utilizzando al meglio il nostro tempo.