Molte grandi aziende decidono di fare rebranding per innovarsi e rinnovarsi. Sia per un volere strategico puntato al riposizionamento sia per aggiornarsi e restare al passo con i tempi e i mercati.
Il rebranding è un processo di cambiamento strategico della brand identity di un’azienda. Può comprendere l’attribuzione di un nuovo nome, logo, design o strategia di comunicazione ad un brand già consolidato nel mercato.
Fare rebranding serve a creare un’identità differenziata, spesso con lo scopo di modificare il posizionamento dell’azienda, per rivolgersi a nuovi mercati, target o anche più semplicemente rafforzare il rapporto con i consumatori originari.
Purtroppo non sempre queste innovazioni portano ai risultati sperati. Alcuni dei problemi più comuni sono cambiamenti troppo evidenti che portano confusione nella mente del consumatore, scelte sbagliate nella segmentazione o nel targeting.
Un esempio di rebranding fallimentare è quello effettuato da Gap, che non ha trovato un riscontro positivo nei suoi fedeli consumatori abituati alla famosa “scatola blu”.
Il rebranding, arrivato come un fulmine a ciel sereno in piena stagione natalizia, è durato ben 6 giorni e ha visto Gap tornare sui propri passi e al logo originale del 1986.
I clienti, soprattutto quelli più affezionati, hanno criticato il nuovo logo ritenendolo banale (causato anche dall’utilizzo di Helvetica come font) e cancellando quasi completamente l’elemento distintivo della scatola blu, ridotta ad un piccolo quadratino.
Il case study di Gap dimostra la difficoltà nel prevedere l’esito di una strategia di questo tipo, ma è anche la prova che dagli errori commessi si possono trarre molti insegnamenti.
Recentemente Hugo Boss ha lanciato il suo progetto di rebranding a 360 gradi che punta a rilanciare il brand con due posizionamenti, targeting e loghi diversi, introducendo un’identità nuova e moderna.
Hugo Boss si divide quindi in due linee diverse: la linea Boss si rivolge ai Millennials tra i 25 e i 40 anni e veicolerà la campagna #BeYourOwnBoss principalmente su Instagram.
La linea Hugo, ha prezzi leggermente più accessibili e punta alla Gen Z, sotto i 25 anni e avrà TikTok come mezzo principale per la campagna #HowDoYouHugo.
Il rebranding può essere quindi un’arma a doppio taglio, in cui il confine tra salire e affondare è molto sottile e va maturato con calcoli precisi e studi reali del mercato.
Se ti interessa leggere un altro articolo, ti suggeriamo di leggere l’articolo riguardo le Start Up di Alice, una collega del McLuhan9.
Io Lavoro In Corso è il blog degli studenti del McLuhan, corso its formativo della fondazione FITSTIC a Bologna. In questo articolo Ilaria Delmelo ci parla del rebranding e di alcuni esempi.