I contatti che oggi i Brand costruiscono con i clienti sono molto di più del rapporto venditore – cliente.
Le imprese creano legami affettivi e umani, lasciando un segno non solo nella mente, ma anche nel cuore delle persone.
Nel momento in cui si parla di identità di una marca, il primo argomento che salta in mente è il suo logo. Questo però non è l’unico particolare che compone la Brand Identity. Il fattore che avvicina di più i consumatori è il legame relazionale costruito attraverso la comunicazione del brand.
L’identità verbale dunque è la strategia di comunicazione personalizzata che guida e determina il modo in cui un brand racconta la sua storia al pubblico e descrive i prodotti o servizi che offre.
Come dice Pennamontata nel suo articolo sull’identità verbale , “è una leva strategica preziosa ed importante”. Il rapporto umano, ovvero quello costruito tra due persone, è più vero e coinvolgente. Per questo motivo i brand cercano di umanizzare le loro imprese, dandoli valori ed emozioni che facilitano la comunicazione con i clienti.
Il modo in cui un brand parla influisce sul suo posizionamento, il posto che occupa nella mente dei clienti. Qual è la prima cosa che viene in mente al pubblico quando sente parlare di una determinata marca? Quali sensazioni prova? Come la descriverebbe se fosse una persona?
Le risposte a queste domande sono influenzate in maggior modo dai valori che i brand trasmettono: sicurezza, entusiasmo, passione, trasparenza, conforto ecc.
La scelta linguistica della comunicazione è determinata da ciò che il brand decide di dire al proprio pubblico, le parole che usa, le espressioni originali e lo stile linguistico che lo contraddistingue: burocratico, istituzionale, professionale, onirico, amichevole, colloquiale, ironico, aggressivo. Il tono di voce viene scelto in base alla personalità del brand, del target a cui si rivolge e agli obiettivi di comunicazione che stanno alla base del messaggio. La scelta del giusto tono di voce si riflette molto anche sulla customer experience, esperienza che le persone vivono quando si relazionano con i brand.
Non è importante solo COSA viene detto, ma anche COME viene trasmesso al pubblico. È importante chiedersi “come voglio che si senta il mio pubblico quando legge i miei contenuti?”.
Tutti noi abbiamo uno stile originale di parlare, che ci contraddistingue dagli altri e ci rende unici. Quindi anche nel caso di un brand, avere una voce riconoscibile, autentica e coerente, avere il proprio “slang” non fa che umanizzare il brand.
È importante pensare ad ogni minimo dettaglio nel momento in cui viene creata la brand identity.
Il primo fattore è il Naming, trovare un nome giusto per il proprio brand, il primo punto di contatto con i clienti. Deve essere unico è facilmente ricordabile, deve essere possibile registrarlo, al primo impatto non deve ricordare un brand concorrente. Trovare un nome significa comprendere in una o due parole quello che sta dietro al brand.
Il Payoff, conosciuto anche come slogan, è la breve frase che solitamente sta sotto al logo (“Just do it!” nel caso di Nike), può essere informativo, emotivo o aspirazionale.
Il terzo nella nostra lisa è il Tone of Voice di cui abbiamo parlato prima. Non esiste un TOV giusto o sbagliato. Per capire se il TOV scelto è quello giusto bisogna analizzare l’efficacia dell’impatto che si ha sul pubblico.
Abbiamo preso alcuni brand riconosciuti in tutto il mondo e ricreato la loro identità in base alle risposte delle interviste fatte ai nostri conoscenti.
Ecco a voi alcuni esempi chiari dell’identità verbale.
“Sarebbe un uomo sulla trentina, vestito con una camicia bianca ma non troppo formale. Avrebbe dei pantaloni classici e delle scarpe comode. Sicuramente avrebbe un taglio ordinato e un paio di occhiali da vista. Lo immagino una persona ordinata, curiosa, sempre informata assolutamente su tutto e fissata sulla crescita personale. Ha sempre il suo Mac dietro e ama la tecnologia moderna. Avrebbe anche un sottile e raffinato senso dell’umorismo.”
“Me la immagino una ragazza giovane, sulla ventina e molto energica. Avrebbe i capelli ricci e un vestimento sportivo, comodo per la sua vita movimentata. Le piacerebbe passare tempo in compagnia e ha un ottimo senso dell’umorismo. Avrebbe una grande passione per il ballo e la musica, tanto che tiene sempre con sé le cuffie.“
“Credo che sarebbe una persona semplice, ordinata e affidabile, spesdierata e inclusiva. La vedo una ragazza tra i venti e trant’anni che ti fa sentire accolto con un solo sorriso. Ha un vestimento comodo e semplice per il suo stile di vita, una camicia di lino e dei pantalloni un po’ larghi. La porta della sua casa e sempre aperta per i suoi famigliari e amici, anche se il più delle volte preferisce dedicare il tempo a sè stessa e ai suoi hobby. Ha una passione per l’arredo e per le piante. Cerca di vivere nella maniera più sostenibile, inquanto sensibile al rispetto per l’ambiente.”
“Credo che sarebbe un ragazzo molto amichevole ed estroverso. La sua natura avventuriera non lo ferma a sperimentare cose nuove e il tema dell’innovazione non lo annoia affatto. È sempre impegnato con il lavoro e lo studio, perciò non sta mai fermo. Sa che la vita è in continua rivoluzione, perciò continua costantemente a informarsi un po’ su tutto. Adora gli ambienti e i locali confortevoli.”
Se vuoi continuare ad informarti sul branding ti consiglio di leggere l’articolo di Ernico, un collega del McLuhan 10, che parla di “Quando iniziare a fare personal branding“.
Io Lavoro In Corso è il blog degli studenti del McLuhan, corso its formativo della fondazione FITSTIC a Bologna. In questo articolo Camelia Doina ci parla dell’identità verbale dei brand.
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