Di quale “genere” di lingua parliamo?
Ho scelto la giornata mondiale della scrittura a mano per parlare di quanto la lingua italiana sia importante, ma soprattutto di quanto si importante saperla utilizzare.
Ultimamente, si è sentito parlare di sessismo linguistico, ma esattamente di che cosa si tratta?
<< tendenza per cui, nella vita sociale, la valutazione delle capacità intrinseche delle persone viene fatta in base al sesso, discriminando tutto quello che non è maschile>> [Zingarelli, 2021]
È necessario, infatti, specificare che la lingua italiana non è sessista. Può esserlo, invece, l’uso che ne facciamo. Il maschilismo non sta nelle strutture linguistiche, ma nelle scelte che ogni giorno compiamo quando parliamo o scriviamo.
Facciamo una prova! Risolviamo questo indovinello:
Padre e figlio vengono coinvolti in un terribile incidente automobilistico. L’uomo muore sul colpo. Il ragazzo, ferito gravemente, viene portato in ospedale. In sala operatoria, il chirurgo reperibile, appena vede il paziente afferma: << Non posso operare – questo è mio figlio>>.
Come è possibile?
Qualcuno avrà pensato che si trattasse del nonno, di una coppia gay o non ha trovato la soluzione.
In ogni caso, ora te la svelo.
Il chirurgo non può operare perché è la madre del ragazzo.
Si chiama gender bias, ovvero l’errore che ci fa etichettare, anche senza accorgercene, professioni e lavori in base al sesso.
Secondo una ricerca del 2020, ad opera dello United Nations Development Program, 9 persone su 10 (che equivalgono all’81% della popolazione globale) hanno pregiudizi nei confronti delle donne e questo indovinello ne è un chiaro esempio.
Hai pensato all’ipotesi che il chirurgo potesse essere donna? Quasi sicuramente no. Questo accade perché nella lingua parlata, che tu sia donna o uomo a esercitare quella professione, ti verrà attribuito il nome di chirurgo, anche se nella linguistica italiana è presente la forma al femminile: chirurga.
Avvocata, ingegnera, sindaca, ministra sono, infatti, solo alcune delle professioni che quotidianamente vengono storpiate, perchè dirle al maschile fa acquistare potere.
“Chiamare le donne con un sostantivo femminile non è un capriccio, riconosce la loro esistenza in quella professione”.
[Vera Gheno]
Io Lavoro In Corso è il blog degli studenti del McLuhan, corso ITS informativo della fondazione FITSTIC a Bologna. In questo articolo Elisa Cristiani ci racconta la lingua italiana e ci spiega il sessismo linguistico.