É appena iniziato il secondo anno qui al Fitstic, e abbiamo iniziato subito a darci da fare.
Durante 16 ore il docente Matteo Carboni ci ha accompagnati in un viaggio nella progettazione grafica, lo scopo? Progettare un marchio che ci identifichi come professionisti in un futuro lavorativo.
Il progetto è stato diviso in piccoli step, ognuno finalizzato alla scoperta di noi stessi e di nuovi modi per esercitare il nostro pensiero laterale.
Il nostro primo compito è stato quello di scegliere un progettista che ci ispirasse.
Io ho scelto Albe Steiner, un grande visionario e idealista vissuto tra gli anni ‘20 e ‘70.
Lavorò nel “Politecnico”, una rivista di politica e cultura; una delle sue prime innovazioni in questo campo fu quella di eliminare le colonne tra un testo e l’altro nelle pagine di giornale; tale struttura viene usata tutt’ora nell’impaginazione dei quotidiani.
Ho deciso di presentare Albe Steiner e il suo lavoro poiché mi rivedo nel suo grande senso di giustizia e idealismo nei confronti della vita e del lavoro.
Dopo la sua morte nel ‘77 Piero Caleffi lo descrisse così:
“La sua personalità non era limitata alla professione. Aveva il gusto innato delle cose belle, dell’arte. E il fanatismo della giustizia. Personalità complessa, con un fondo ironico in tutto quanto pensava e diceva, che però era solo un modo di non svelarsi troppo, quasi per un pudore che nascondeva il suo impegno.”
Questa è stata una delle sfide più impegnative del progetto. L’obiettivo era scrivere un testo illustrando come saremmo stati dal punto di vista professionale tra 5 anni.
Lo scopo non era fantasticare, ma descrivere realmente il tipo di professione e stile di vita che avremmo raggiunto.
Scommetto che solo a leggere questa consegna ti sarà salita l’ansia, puoi solo immaginare la fatica che ho fatto nel buttare giù qualcosa di veritiero e verosimile, io che certi giorni voglio essere tutto e altri niente.
Penso che la parte che più mi descriva sia questo estratto:
“Sono la persona giusta per te se cerchi qualcuno che si innamori della tua causa, del tuo progetto, ideale o missione.”
A questo punto abbiamo dovuto scegliere un marchio che ci piacesse, analizzarne i componenti ed eventualmente pensare a una versione differente che avremmo adottato noi.
Io ho scelto il marchio della galleria d’arte ceca nella quale ho svolto lo stage estivo (ed Erasmus) del primo anno.
Il compito affidatoci a metà percorso è stato molto divertente per me: dovevamo creare una mappa concettuale di noi stessi riassumendo in uno schema il testo sviluppato nell’attività 2 e successivamente tradurre noi stessi in immagini, creando una moodboard.
Quest’ultima poteva contenere qualsiasi foto che ci rispecchiasse come persone, o che semplicemente ci piacesse.
Ecco la mia:
Nelle due penultime task abbiamo esercitato la nostra creatività, collegando i 21 punti di Bruno Munari e utilizzando il tangram per creare una forma che, tenendo conto del significato e della posizione delle forme geometriche, ci identificasse professionalmente.
Questo è stato l’ultimo step prima della vera e propria progettazione del nostro marchio, l’ultimo grande sforzo per arrivare in vetta.
Oltre alla progettazione grafica del marchio abbiamo dovuto anche scrivere un breve testo descrivendo i componenti utilizzati e il perché della nostra scelta, oltre a spiegare il motivo per il quale il marchio ci rappresentasse.
La parte di spiegazione tecnica è molto lunga, ma non la condividerò poiché vorrei che questo percorso non si focalizzasse sulla parte grafica e materiale, ma più sulla scoperta personale intrapresa nel corso del progetto, per cui ecco il significato di fondo del mio marchio:
“Questo marchio al suo interno racchiude una serie di valori, ideali e obiettivi che mi rappresentano come persona, ma che voglio mi accompagnino anche nella vita professionale.
Aspiro a diventare una giornalista giusta, oggettiva, empatica e rispettosa, valori che purtroppo negli anni sono stati persi da questa sfera professionale.
In poche parole questo marchio vuole raccontare la storia dei giusti e sbagliati, vincitori e vinti, eroi e mostri, che nella vita non sono mai così distinti.”
Questo testo vuole essere un omaggio, in primis a Matteo Carboni, che con questo progetto mi ha fatto capire la strada giusta per me, mi ha resa sicura delle mie capacità e inclinazioni professionali, e mi ha dato la spinta a impegnarmi per raggiungere il mio obiettivo. All’inizio pensavo di non essere in grado di sviluppare da sola un progetto grafico dal punto di vista tecnico, ma arrivata alla fine mi sono resa conto che la frase “you can do anything if you put your mind to it” non poteva essere più vera.
Infine è un omaggio al mio futuro, che piano piano vedo costruirsi davanti ai miei occhi.
Lettera dopo lettera, parola dopo parola si uniscono per costruire il mio progetto di identità.
Per scoprirne di più sulla progettazione grafica ti suggeriamo di leggere l’articolo di Vivian, una collega del McLuhan 9.
Io Lavoro In Corso è il blog degli studenti del McLuhan, corso its formativo della fondazione FITSTIC a Bologna. In questo articolo Jessica Persiani ci presenta il suo viaggio nella progettazione della sua identità visiva.