Le persone in treno leggono, molti guardano il cellulare, qualcuno parla al telefono, quasi tutti ascoltano la musica. Io? io mi guardo attorno.
L’ottobre 2021 ho iniziato il corso di comunicazione e marketing digitale a Bologna e per raggiungere la sede ho cominciato a prendere il treno ogni mattina.
Ormai sono 7 anni che uso il treno, ma è solo da 2 che lo prendo sola: quando andavo alle superiori ero sempre insieme ad amici di scuola, da quando ho iniziato il corso faccio l’intero viaggio da sola e questo non mi dispiace.
In questo articolo descriverò quella che è stata la mia esperienza legata al viaggio in treno verso il corso, grazie alla quale ho avuto modo di notare e apprendere nuove cose che mi hanno aiutato in diverse situazioni.
“Ti ho fatto così perché eri sporco di cioccolato e tu…”
“Lo so, ero sporco di cioccolato”
Di queste persone non conosco il volto: erano sedute lontano dalla mia visuale e l’unica cosa che posso fare è provare ad immaginarle in base al colore della loro voce.
Lui alto, zaino marrone appoggiato solo su una spalla, capelli castani e occhi verdi; lei bassa, jeans chiari, caschetto scuro e occhi grandi.
“mamma ma secondo te se domani fa così caldo…”
“ti devi vestire a strati”
“secondo te vanno bene la tuta di jeans e il cardigan giallo?”
Chissà se quella ragazza il giorno dopo si vestì di giallo e jeans…
Queste sono solo due delle tante conversazioni, frasi o parole senza senso sentite in treno.
Senza senso perchè spezzate, non sai l’inizio della storia, non sai come andrà a finire e non conosci gli altri personaggi. Grazie a questi frammenti di storie e di conversazioni, puoi costruire un inizio, una fine, puoi diventare scrittore, regista o perfino scrivere un articolo per Io Lavoro In Corso.
Una scarpa nero lucido che sbatte ripetutamente sul pavimento del treno, una ragazza riccia che strofina con pollice e indice il bordo di un foglio piegato a metà, un ragazzino che guarda più volte il telefono in cerca di una notifica, una speciale, una in particolare.
Questi rumori e movimenti irrequieti sono quelli che si fanno quando si hanno ansie o preoccupazioni e quando sei davanti a quella persona, in attesa di qualcosa o preoccupata per qualcos’altro, lo senti: senti quando il ragazzo alla tua sinistra è stanco, senti se la ragazza alla tua destra è felice e probabilmente senti anche di cosa ha bisogno il bambino di tre mesi che sta piangendo da un quarto d’ora. E’ quasi come se il treno rendesse trasparenti le emozioni delle persone, forse perché si pensa che le persone viste in treno si vedano una volta soltanto; hai quasi la sensazione che nessuno possa conoscerti, come se ogni volta che sali sul treno ti ritrovassi in una nuova città. Ogni città ha i suoi cittadini e quelli li incontri sempre: il treno delle 8.00 è Milano e il suo milanese è l’uomo con gli occhiali, la bicicletta pieghevole e sempre un libro tra le mani; quello delle 7.00 è Firenze e il suo fiorentino è il ragazzino timido e ansioso che va a scuola; il treno delle 10.00 è Roma e la sua romana è la signora con il giubotto bordeaux, il cappellino grigio e il passeggino dal quale provengono pianti, risate e domande in una lingua incomprensibile alle quali solo una mamma può rispondere.
Imparare a saper riconoscere e distinguere le emozioni e le sensazioni, per esempio, sarà molto d’aiuto quando ti chiederanno di provare ad essere Project Manager del gruppo di uno dei progetti realizzati al corso.
Questo dev’essere il panino con prosciutto preso in stazione, mentre queste chiaramente sono le patatine di uno dei fast food di via Indipendenza. Questo è tè al limone mentre l’altro è alla pesca, non perché sono brava a riconoscerlo, ma perché i ragazzini di fronte a me stanno litigando su quale dei due sia il più buono.
Ogni odore cerca irrefrenabilmente un ricordo e qualche volta un desiderio, soprattutto se è l’ora di pranzo e stai aspettando di arrivare a casa.
Ogni odore ti suggerisce ciò che una persona probabilmente ha fatto qualche secondo prima: la signora con la borsa in tela e il giubbotto rosa si è appena disinfettata le mani, il signore entrato appena prima che partisse il treno ha quasi sicuramente fumato una sigaretta, la ragazza con il cappotto nero e con diverse buste tra le mani in cerca di un posto, ha un odore conosciuto, probabilmente è stata in quel negozio famoso per il profumo che emana solo passandoci davanti.
L’odore che ho sentito più spesso e più comune nei mesi invernali, è quello del freddo: pungente, fresco e frizzante.
Queste sono solo alcune delle esperienze che si possono fare in un viaggio in treno.
Il treno serve anche a pensare e riflettere sulla tua storia: le tue ansie, in quale negozio profumato andrai o se preferisci tè al limone o alla pesca.
In un viaggio in treno trovi emozioni, ingenuità, responsabilità, risposte alle tue domande, ispirazioni e nuovi spunti creativi.
Una delle tante cose che ho imparato in questi due anni di corso è che qualsiasi esperienza è importante, e prendere il treno ogni mattina e ogni pomeriggio è una di queste.
Vedere nuovi volti, conoscere nuove persone, apprendere nuove informazioni dai discorsi della gente, costruire nuove idee ispirandosi al comportamento delle persone, utilizzare, ottimizzare e gestire il tempo e come comportarsi in un gruppo di sconosciuti.
Io ho raccontato le cose più piacevoli della mia esperienza, ma come per ogni storia ci sono situazioni meno divertenti, e sono proprio quelle le più importanti, che ti insegnano a crescere e ad affrontare altri piccoli problemi fuori dal treno.
Il mio consiglio è quello di cercare di vivere questa esperienza in modo più attivo possibile: ascoltare, osservare, sentire e ogni tanto partecipare.
Per scoprire un’alternativa ugualmente interessante al treno ti suggeriamo di leggere l’articolo di Martina del McLuhan 11 sulla sua esperienza in studentato.
Io Lavoro In Corso è il blog degli studenti del McLuhan, corso its formativo della fondazione FITSTIC a Bologna. In questo articolo Isabella Amendola ci presenta la sua esperienza da pendolare per raggiungere il corso.