Viviamo in un mondo pieno di stimoli e spesso trovare la semplicità è complicato. Sotto consiglio di alcuni professori mi sono imbattuta in questo breve ma ricco manuale: Le leggi della Semplicità di John Maeda. Una piccola guida alla ricerca della semplicità.
La semplicità è ovunque, in ogni ambito: dal graphic design, alla comunicazione fino al business.
Infatti durante la lettura mi sono accorta di come, parlando di tecnologie, mercato e mondo del lavoro, tutto possa traslare in molti aspetti della vita.
Sempre di più il mercato tecnologico si basa sul vendere un prodotto semplicemente con più funzionalità e caratteristiche.
L’obiettivo è progettare e creare prototipi di sistemi e tecnologie che mirano ad individuare le vie con cui i prodotti, basati sulla semplicità, possano avere successo sul mercato proprio perché il desiderio della ricerca della semplicità vince sui bisogni delle persone.
«Le persone non si limitano a comprare, ma amano; e amano soprattutto i progetti che rendono loro la vita più semplice».
Dopotutto vivere la vita con semplicità è un desiderio comune a tutti, dal tuo possibile cliente arrivando fino a te stesso, no?
Il libro è scorrevole, divertente e ovviamente semplice. Questo ha reso le leggi facili da ricordare. Per stuzzicare il vostro interesse ve ne riassumerò alcune:
“Riduci”: la prima legge, si basa su un acronimo che si chiama SHE.
Questo acronimo è un metodo per semplificare l’affermazione “Shrink, Hide, Embody”; rispettivamente “Rimpicciolisci, Nascondi, Incorpora”. Riduci quello che puoi e nascondi tutto il resto, senza far perdere il senso del valore intrinseco dell’oggetto incorporando qualità. Semplicità non significa appiattimento, bisogna saper mantenere il significato e non perdere nulla di essenziale.
Se vuoi organizzare o dare un ordine a qualcosa usa SLIP: Sort (ordina), Label (etichetta), Integrate (integra), Prioritize (stabilisci le priorità). È uno schema di organizzazione e suddivisione per ordinare e rendere semplici insiemi complicati.
Oltre all’acronimo, un altro argomento che mi è rimasto impresso da questa legge, è un qualcosa che mi ha fatto sorridere, perché a me capita spesso di farlo: «Strizza gli occhi per aprirli».
Strizzare gli occhi, ovvero sfocare le immagini per semplificare, aiuta a trovare un equilibrio visivo.
Strizzare gli occhi per vedere oltre i dettagli.
«Strizza gli occhi anche tu guardando il mondo», ci consiglia Maeda, «Vedrai di più vedendo di meno». Un po come il concetto less is more.
Per la legge Impara Maeda, professore al MIT, decide di tornarci da studente per capire come poter essere un miglior insegnante. Da studentessa è stato bello vedere un insegnante pensare di mettersi nei nostri panni e per me stessa, comprendere il punto di vista di un insegnante.
Da questa esperienza crea il metodo BRAIN, ovvero dei consigli per spiegare e insegnare al meglio. Inizia da Basics che sta ad indicare che i principi di base vanno esposti subito, Repeat ricorda di ripetere spesso quello che dici, Avoid ossia evita di creare disperazione, Inspire quindi ispira citando degli esempi. Per concludere Never: mai dimenticare di ripetere quello che hai detto.
Trovo illuminante questo insegnamento perché punta ad arricchire chi ti ascolta, chi deve imparare.
In questo capitolo Maeda sottolinea come complessità e semplicità coesistono. La semplicità funziona perché esiste la complessità. La frase che mi ha fatto comprendere appieno il concetto è all’inizio del libro, quando ringraziando la moglie e le figlie dice «…che rendono la mia vita meravigliosamente complessa, eppure infinitamente semplice».
La semplicità non è banale, deve comunque mantenere una certa profondità. In questa legge Maeda spiega come la semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo.
1. RIDUCI: il modo più semplice per conseguire la semplicità è attraverso una riduzione ragionata;
2. ORGANIZZA: l’organizzazione fa sì che un sistema composto da molti elementi appaia costituito da pochi;
3. TEMPO: i risparmi di tempo somigliano alla semplicità;
4. IMPARA: la conoscenza rende tutto più semplicemente;
5. DIFFERENZE: la semplicità e la complessità sono necessarie l’una all’altra;
6. CONTESTO: ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico;
7. EMOZIONE: meglio emozioni in più piuttosto che in meno;
8. FIDUCIA: noi crediamo nella semplicità;
9. FALLIMENTO: ci sono cose che non è possibile semplificare;
10. L’UNICA: semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo.
In quest’ultimo capitolo, intitolato “VITA”, viene sottolineata la forte presenza della tecnologia nella nostra vita che può essere un aiuto o un limite.
Infine, l’autore racconta una breve storia imparata da un suo studente, di cui l’insegnamento è legato alla semplicità di quello che in fondo ci rimane davvero: come scrive John Maeda «La tecnologia e la vita diventano complicate solo se lasciate che lo diventino ».
La ricerca della semplicità è una qualità necessaria, uno strumento strategico, nel design, nella tecnologia, nel lavoro e nella vita. Le leggi presentate in questo libro sono preziosi consigli arricchite da aneddoti e riflessioni dell’autore. Importante da ricordare è che la semplicità non è superficiale. Semplice non vuol dire facile. Ma significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo.
Penso che ognuno di noi abbia bisogno di rendere qualcosa più semplice, che parta dalla nostra vita o dal nostro lavoro; per tale motivo vi consiglio questa lettura.
Curiosi di capire al meglio come fare una ricerca della semplicità? Leggete il libro e visitate il sito in cui Maeda ha riassunto le leggi e le aggiorna.
Io Lavoro In Corso è il blog degli studenti del McLuhan, corso its formativo della fondazione FITSTIC a Bologna: in questo articolo una studentessa condivide e consiglia una lettura per lei significativa.