Qualche mese fa, nelle mie peregrinazioni online ho trovato qualcosa di molto interessante, che riguarda delle lettere del Seicento. Si tratta dell’archivio postale Brienne: un intero archivio riportato alla luce ed esposto al museo postale olandese all’Aia (Beeld en Geluid Den Haag) ed in parte anche online. Mi piace pensare a loro come “storia della comunicazione”.
Tutte queste lettere, ben 2600, sono state scritte da persone perlopiù ignote alla grande Storia, ma comunque esseri umani, parte del tessuto sociale dell’epoca.
Sono poche le lettere di perfetti sconosciuti che ci sono pervenute da tempi molto lontani. Di solito le lettere che si trovano nei musei sono di persone importanti, come capi di Stato o nobili.
Queste lettere, invece, si sono salvate perché non sono mai state recapitate e i Brienne, i portalettere, le hanno conservate, sperando che qualcuno le recuperasse un giorno e pagasse la spedizione.
I francobolli infatti sono un’invenzione recente, un tempo era il destinatario che doveva pagare per ricevere le lettere.
Purtroppo per loro, per fortuna per noi, nessuno è venuto a saldare il conto.
E noi adesso possiamo vedere uno spaccato autentico della vita del Seicento-inizio Settecento europeo grazie a questo Archivio Postale.
Una delle curatrici del progetto ha un canale youtube (Letterlocking videos) che mostra il modo in cui queste e altre lettere sono state piegate.
Una volta non si usavano buste da lettere, quindi era la lettera stessa ad essere ripiegata come una specie di origami per confezionare il contenuto.
Per alcune missive, la ripiegatura è importante quanto il messaggio, se non di più, perché doveva garantire discrezione e segretezza.
Messaggi consegnati personalmente, come alcune lettere della regina Elisabetta I, erano piegati in modo da diventare tanto stretti da essere racchiusi in una mano.
Così potevano essere passati da mittente a intermediario a destinatario senza che si notasse.
Una lettera dell’Archivio, naturalmente, non sarebbe stata consegnata in questo modo. Quindi chi aveva informazioni riservate, come per esempio spie commerciali, doveva ricorrere ad altri espedienti.
La lettera che ho visto piegare nel video infatti era talmente ben congegnata e con miriadi di trucchetti anti intrusione, che se qualcuno avesse provato a forzarla senza sapere come fare avrebbe distrutto tutto, carta e contenuto.
Per fortuna chi si occupa di questo splendido progetto adesso usa la tomografia a raggi X: può analizzare tutte le lettere, anche quelle sigillate, senza fare alcun danno.
Al corso McLuhan ci hanno spiegato gli assiomi di Palo Alto, di cui il primo recita «non si può non comunicare». Mi è saltato subito alla mente quando ho trovato questo tipo di lettera.
Qualunque cosa si fa o si dice, comunica alcuni aspetti di noi stessi agli altri.
Una lettera che alla prima analisi può essere considerata una roccaforte anti-ladro e una che scompare del tutto alla vista passando di mano in mano comunicano immediatamente qualcosa a chi le trova. Non ti pare?
Per questo stavo ragionando sull’importanza della forma, che molti ritengono la cosa più importante perché è quella che più visibilmente appare. Non basta quella, però.
Il contenuto E la forma insieme, sono un’accoppiata invincibile. Si rafforzano l’uno con l’altra e si danno valore a vicenda.
E la forma non è un mero esercizio di stile, ma uno strumento per mostrare la natura del contenuto.
Può la forma essere usata come specchietto delle allodole per ingannare le persone? Assolutamente sì, ma prima o poi (più prima che poi in un mondo interconnesso) la verità salta a galla e chi adopera questi mezzucci viene giustamente svergognato.
Quindi, usiamo tutte le tecniche giuste per vendere, ma non mentiamo. Diamo valore a quello che facciamo, senza ingannare.
Non entriamo in dissonanza perché è davvero squallido. Non giova a nessuno, anzi.
E poi, analizziamo ogni comunicazione che ci viene proposta o imposta: quando non si coniuga la forma al contenuto, potrebbe essere una bugia o ancora peggio una manipolazione.