Avete mai sognato di vivere in un altro paese?
È possibile abituarsi ad una cultura diversa dalla propria?
Sono arrivata con mia mamma a Bologna il 7 Marzo 2019 per abitare con la famiglia di suo marito. Tutti loro sono calabresi e, come c’era da aspettarsi, io e mia mamma non capivamo il loro dialetto (in Colombia non avevo mai studiato italiano e non ci sono tante scuole per impararlo), di conseguenza non sapevo come comunicare, non conoscevo nessuno e quando volevo uscire non sapevo come muovermi per la città.
Essere straniera in un paese completamente opposto al nativo rende la vita più complicata: devi iniziare da zero in tutti i sensi e come un bambino piccolo anche io dovevo ripetere il processo di imparare a leggere, scrivere, parlare, adattarmi al cambiamento e sopravvivere. Qua in Italia il mio corpo è cambiato a causa del mangiare sempre pasta, ma è cambiato anche il mio modo di vestire e di interagire con gli altri, ma non la persona che sono.
Quando mi sono messa a studiare l’italiano mi è successa una cosa strana, era come se già sapessi la lingua: dopo un mese avevo già letto due libri completamente in Italiano e dopo un altro mese la parlava e la capivo bene.
Mia mamma mi diceva sempre che nella mia vita passata ero stata italiana, e che adesso sono tornata nel posto al quale appartengo. Effettivamente lo penso anch’io, ma, a prescindere da questo, ho sviluppato una grande paura: Fallire.
Mentre parlo mi capita di cominciare a pensare che sto sbagliando nel dire qualcosa, di essere fraintesa, che nessuno mi capisce, o di non avere lo stesso senso dell’umorismo degli italiani.
Tante volte ho dovuto chiedere aiuto alle persone che conosco, ma a volte avevano un atteggiamento di superiorità nei miei confronti perché correggevano il mio italiano, senza però insegnarmi.
Queste cose ti fanno sentire la mancanza del tuo paese, pensare che sei solo e che nessuno si interessa realmente a te. Sono tornata tante volte a casa piangendo, dubitando di me stessa, delle mie capacità e dello sforzo che faccio per stare qui. A volte la gente ti fa sentire che non vali nulla, né per quello che sei, né per le opinioni che hai. Ti senti escluso, ti fanno sentire uno scemo.
Gli italiani mentre comunicano parlano veloce e gesticolano tantissimo. Potresti imparare tutti i verbi e gli accenti, anche le parolacce, ma loro hanno un modo di parlare molto veloce, quindi devi avere un livello di scioltezza tale che ti permetta di seguire il passo in una conversazione.
Hanno anche creato il loro mondo dello spettacolo, con i loro cantanti, attori e festival unici che sono difficili da conoscere se non hai contatti col paese o la sua gente. Senti le persone parlare di gente che non hai mai sentito e nominare luoghi che non esistono nel tuo paese: anni di tradizioni pieni di racconti e città piene di storie rendono l’Italia unica.
Qualunque cosa è accessibile alle persone: viaggiare, conoscere, imparare, comprare, avere. Si pensa tanto ai beni materiali, ma si dà anche molto valore a famiglia e amici, al calore umano, alla simpatia.
Una delle cose che mi ha fatto vedere la vera realtà del paese è stata la differenza tra il Nord e il Sud: la gente ricca che sarà sempre ricca e la gente di classe medio-bassa che deve lavorare per vivere – una specie di terzo mondo dove non ci sono tante opportunità.
Sembra tutto molto diverso rispetto al mio paese natale: qui la qualità della vita è migliore, ma come straniera posso dire che è comunque difficile adattarsi a un nuovo mondo. Non capisci perché le persone dicano cose che tu non diresti, facciano cose che tu non faresti, ma nonostante tutto sono contenta di aver dato una svolta alla mia vita, di poter continuare a sognare ad occhi aperti e di vivere in modo diverso.
La mia città natale è Medellìn e alcuni pensano che noi colombiani siamo solo assassini e narcotrafficanti. Ho dovuto supportare commenti come ”tutti i colombiani sono nati per uccidere perché lo hanno nel sangue” oppure ”quando torni in Colombia mi porti la coca?”.
Mi chiedono spesso di raccontare la famosa storia del noto Pablo, che, a dire la verità, non conosco. Forse tutti si aspettano che io dica che mia mamma l’ha conosciuto oppure che ha fatto cose buone per noi, tuttavia l’unica cosa che so è che la città è cresciuta economicamente grazie a lui, ma la Colombia è rimasta comunque lo stesso paese ingiusto e senza opportunità.
Sono queste le cose che il mondo pensa di noi? È questo il messaggio che la Colombia dà a chi vuole conoscerla?